Mostra


Comunicato Stampa e Scheda Tecnica Presentazione Bondi
Presentazione Card. Comastri Presentazione Vodret
Presentazione Crescentini/Strinati Progetto sonoro di Made in Heaven
Opere in Mostra Allestimento


La scultura a Roma nel Quattrocento nacque e si sviluppò sulla scia della grande tradizione classica che si era andata imponendo, anche fuori dell’Urbe, grazie soprattutto alla nuova rivoluzione cultura dell’Umanesimo.
Il culto del passato, imposto già nel Trecento sul piano letterario, e il gusto antiquariale della committenza nobiliare e vescovile, si andarono infatti formando, dal punto di vista storico, prima della diffusione dell’antico nelle arti figurative, le quali videro, fra le iniziali personalità egemoni nello studio e nell’imitazione “delle cose degli antichi”, come si esprime Giorgio Vasari, Donatello, uno dei protagonisti della presente mostra.
L’attualità del passato a Roma si andava così rafforzando proprio grazie ad artisti non romani che in seguito esporteranno le novità dedotte dal passato in altri territori nazionali. Pensiamo, ritornando proprio a Donatello, alla divulgazione del nuovo ductus nei territori della Pianura Padana, partendo da Padova dove, ad esempio, l’artista con il Monumento equestre al Gattamelata si era andato impegnando in una rivisitazione diretta dell’exemplum dell’eroe a cavallo per eccellenza, cioé il Marco Aurelio di Roma.
Donatello soggiornò a Padova per circa un decennio, realizzando anche la celebre serie di capolavori bronzei legati al complesso della Basilica del Santo. Ci troviamo di fronte a sculture di originalissima potenza che proprio da Roma e dall’arte antica in lei contenuta presero avvio e carattere.
In questo senso la presente esposizione si svolge proprio intorno a questo tema, l’antico che si fa moderno, dove la “forma” – come recita il titolo della mostra stessa – della nuova antichità, la renovatio appunto del XV secolo, diviene nuova fonte d’ispirazione e Roma l’aulico palcoscenico della sua espressione.
Il tema della modernità, dedotta proprio dall’antichità esportata da Donatello, è bene espresso anche Andrea Bregno. L’artista lombardo, infatti, ha formato il suo stile proprio in ambito padano-padovano e donatelliano, influenza che poi lo portò, a Roma dagli anni Sessanta del Quattrocento, ad ottenere il suo massimo e assoluto successo. Si tratta di una figura artistica ancora poco nota al grande pubblico ma molto presente, con le sue opere, nelle più importanti chiese di Roma, da Santa Maria del Popolo a San Pietro in Vincoli passando per Santa Maria in Aracoeli e San Paolo fuori le mura solo per citare le maggiori, senza dimenticare le raffinate operazioni realizzate nella Cappella Sistina, il Sancta Sanctorum e la Cantoria, create negli anni Ottanta del Quattrocento in contemporanea con la nuova decorazione pittorica voluta da Papa Sisto IV Della Rovere e commissionata ai più importanti pittori del momento, Perugino, Botticelli, Luca Signorelli, Cosimo Rosselli, ecc.
Andrea Bregno a Roma, per più di quaranta anni, rappresenta il vero e proprio motore propulsore della cultura artistica pontificia, il dominatore assoluto delle grandi committenze cardinalizie e nobiliari, punto di congiunzione fra Donatello appunto, del quale aveva conosciuto l’opera di Padova, e Michelangelo, che sarà presente a Roma alla fine del Quattrocento-inizio Cinquecento e che sicuramente avrà modo di conoscere, oltre che le opere pubbliche, anche la sua raffinata collezione d’arte.
In questa ottica, il triangolo artistico ricreato dalla presente mostra si va rafforzando mediante il lato forte dato dall’attività di Michelangelo, il quale già a Firenze, alla corte di Lorenzo de’ Medici, aveva studiato e copiato l’antichità romana, in parallelo con l’interesse che andava coltivando per la nuova proposta moderna di questa. L’artista, infatti, imitava le opere di marmo del passato ma anche quelle del suo più recente passato, ad esempio i disegni direttamente ispirati alle Madonne con Bambino di Donatello.
In seguito, a Roma, nell’ambito d’influenza culturale del Cardinale Raffaelle Riario e dell’umanista Pomponio Leto, rafforzerà il culto dell’antico, concentrandosi nella realizzazione di opere d’ispirazione classica ma d’impatto e composizione completamente moderna.
È proprio in questo periodo che Michelangelo conosce, per il tramite di Jacopo Galli, suo amico e protettore in Roma e curatore dei beni del Riario, un “altro” mondo culturale, quello della nuova borghesia cristiana romana, collaterale e non meno colta di quella fiorentina della quale era già più esperto. Fra i maggiori rappresentanti, oltre ai Riario, ricordiamo i Colonna ma anche la famiglia Porcari e i Capranica, dalla quale, nel primo ventennio del Cinquecento, partiranno le nuove committenze nell’Urbe, fra le quali il Cristo trionfante di Santa Maria sopra Minerva e la riqualificazione della struttura e dell’arredo monumentale di Santa Maria Maddalena a Capranica Prenestina, nelle proprietà stesse della famiglia Colonna. In questa sede, negli anni 1754 e 1835, risultava ancora presente, sull’architrave interno al portale della sagrestia vecchia, la metopa raffigurante il volto di profilo di Eolo, già attribuita a Michelangelo e nella presente mostra in esposizione per la prima volta.
L’opera, ristudiata e restaurata per l’occasione, fa parte di una decorazione autonoma rispetto a quella della chiesa di Capranica Prenestina, anche se in essa contenuta. Un oggetto simbolo, un concetto-metafora non estraneo alla cultura neoplatonica di Michelangelo che allude direttamente alla biografia della famiglia Capranica, all’annunzio di una nuova rinascita di questa stessa e della rinnovata signoria di Giuliano Capranica dopo la perdita della moglie Marta Porcari.
Grazie anche a questo colto ritrovamento è parso doveroso far tornare a Roma la cultura scultorea del Quattrocento, tramite l’esposizione di una serie di opere di difficile visibilità ma di grande impatto visivo, in modo da colmare, grazie anche agli studi inediti pubblicati nel catalogo/libro che raccoglie i saggi dei maggiori studiosi della scultura a Roma nel Quattrocento, una lacuna che era rimasta aperta nella ricognizione dei tesori d’arte creati nella e per la nostra città.

Rossella Vodret                          
Soprintendente della Soprintendenza Speciale per il
Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per
il Polo Museale della città di Roma                


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Mostra "La forma del Rinascimento. Donatello, Andrea Bregno, Michelangelo e la scultura a Roma nel Quattrocento". vedi
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