Patrocini: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore / Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma; Fabbrica di San Pietro in Vaticano; Regione Lombardia; Regione Lazio; Provincia di Roma; Comune di Roma
Presentazioni: Sandro Bondi (Ministro per i Beni e le Attività Culturali), S.E.R. Card. Angelo Comastri (Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano / Presidente della Fabbrica di San Pietro), Gianni Alemanno (Sindaco Comune di Roma), Roberto Formigoni (Presidente Regione Lombardia), Nicola Zingaretti (Presidente Provincia di Roma), Maurizio Fallace (Direttore Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore)
La conoscenza e l’analisi dell’opera di Andrea Bregno (1421-1503), artista d’indubbia grandezza che, per vari motivi storici e culturali, ha visto lentamente appannarsi, nel corso dei secoli, lo studio della sua arte, ritorna in auge grazie alla pubblicazione del volume ANDREA BREGNO. IL SENSO DELLA FORMA NELLA CULTURA ARTISTICA DEL RINASCIMENTO, curato da Claudio Crescentini e Claudio Strinati.
L’opera è stata concepita come una raccolta di testi inediti su Andrea Bregno realizzati da trenta studiosi nazionali e internazionali, divisi seguendo un andamento di tipo prettamente cronologico, a partire dalla scultura e la cultura artistica lombarda e veneta della prima metà del Quattrocento, luoghi e periodo di grande influenza formale e stilistica per il giovane Bregno (Sulla formazione di Andrea Bregno e la scultura del centro-nord Italia) proseguendo con il periodo romano e perciò con l’analisi del fondamentale rapporto fra Andrea Bregno, la scultura e l’arte in generale della metà del Quattrocento-primi del Cinquecento (Andrea Bregno e Roma, fra cultura antiquariale e forme umanistiche cristiane), per finire con un riscontro artistico dell’influenza del Bregno sulla cultura artistica del Rinascimento (Riflessi e concordanze della scultura al tempo del Bregno, oltre il Bregno) e in particolare con il giovane Michelangelo, senza contare gli artisti coevi presenti nella Roma pontificia, da Mino da Fiesole, Giovanni Dalmata, Luigi Capponi a Silvestro dell’Aquila e il Sansovino.
Andrea Bregno il “Gran componitore”, come ancora lo ricorda Giovanni Santi padre del sublime Raffaello, artista a tutto tondo, scultore, architetto, cultore e collezionista dell’antichità, fine conoscitore della cultura umanistica, è nato a Righeggia (Rigesio), minima frazione di Osteno, piccolo borgo rurale situato nella Valle Intelvi, in una zona che geograficamente si estende sul Lugano. Ma è soprattutto a Roma, fra gli anni Sessanta del Quattrocento e i primi del Cinquecento, che il Bregno realizzerà le sue migliori operazioni di scultura ed architettura, ancora oggi presenti nelle maggiori chiese capitoline, fra le quali San Pietro in Vincoli, Santa Maria in Aracoeli, Santa Prassede, SS. Apostoli, San Clemente, San Giovanni Battista dei Genovesi, Santa Sabina, S. Maria in Monserrato, San Gregorio al Celio, Santa Maria del Popolo, importante chiesa agostiniana, dove troviamo sue notevoli operazioni artistiche, dai monumenti a Cristoforo e Domenico della Rovere, affiancate agli affreschi di Pinturicchio, e il sepolcro di Giovanni Basso della Rovere, insieme all’originario altare maggiore per il Cardinale Borgia, futuro Alessandro VI.
A queste operazioni dovremmo aggiungere l’attribuzione, ormai consolidata, dell’esecuzione del balcone angolare del Palazzo della Cancelleria di proprietà di Raffaello Riario, nipote di Sisto IV. Un’opera estremamente importante per l’evoluzione dei modelli architettonici di Roma del secondo Quattrocento e che Giorgio Vasari, per quanto concerne l’esecutore, identifica in “Maestro Andrea de Monte chavalo”. Montecavallo quindi, proprio la zona sul Quirinale dove abitava Andrea Bregno.
Per sottolineare ancor di più, sempre se ancora ce ne fosse il bisogno, l’importanza del Bregno nella Roma di Sisto IV, ricordiamo la presenza della raffigurazione dell’artista, riprodotto con un vistoso vestito azzurro e con un copricapo tipico dell’epoca, inserita dal Perugino nella Consegna delle chiavi della Cappella Sistina.
Del resto ben venne sottolineato, anche in morte, il ruolo artistico del Bregno nella Roma del secondo Quattrocento-primo Cinquecento, così come evidenzia la degna esaltazione della sua figura comparata a quella dell’aulico scultore classico Policleto.
Il presente volume si pone quindi come un lungo percorso di studio che, come scrivono i due curatori, “(…) ci ha portato fino al presente volume, nel quale viene raccolta un’ampia messe di studi che intendono fare il punto sullo stato delle ricerche inerenti al grande Maestro, da cui possa scaturire un nuovo modello storiografico inteso a ampliare le nostre cognizioni sul concetto stesso di Rinascimento in ambito romano e non solo. Molti sono gli argomenti sviluppati nel libro, da questioni stilistiche e iconografiche a problematiche storico-documentarie e nuove attribuzioni. In questo modo ne emerge una figura di artista che merita un’attenzione particolare sia per l’intrinseca qualità del suo lavoro sia per i molti riflessi che la sua personalità ebbe nella cultura e nella mentalità dell’epoca, tanto che il simbolico “passaggio del testimone” tra il Bregno e Michelangelo dovrà essere considerato, anche a partire dal nostro volume, come momento cruciale nella storia dell’arte moderna europea”.
Grazie ad una serie di riscontri stilistico-iconografici, nuove attribuzioni e documentazioni inedite, l’artista di origine lombarda ritorna, senza ombra di dubbio, in auge nella storia dell’arte internazionale del Rinascimento.
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