II – LA PITTURA È UTILE
Alla mattina non sapevo che il bianco col rosso dà il rosa; quel pomeriggio del ’39 il caso mi diede un pennello in mano: deve essere stato il mio angelo custode al solo scopo di trattenermi gentilmente nel mondo che allora consideravo quasi perduto; là dove alcuni sensi stavano morendo me ne accese dei nuovi. Fu tanto forte lo stupore quando messomi davanti a una cosa riuscii a ritrarne, sia pure puerilmente, l’immagine, che interruppi l’opera. Domani, dicevo, domani, come uno sposo che tarda per il troppo amore a possedere la sposa. Ma il connubio non è mai avvenuto. Seguito a copiare dentro di me chiudendo gli occhi, perfino, se voglio approssimarmi con i miei poveri mezzi al progetto.
L’esercizio della pittura, tuttavia, non è stato inutile: i berretti di pelo nero dei battellieri del Po, che una volta mi parevano tutti uguali, finalmente li vedo diversi l’uno dall’altro; qualora si appenda uno di questi berretti a un piolo saprei dire a quale battelliere appartiene.
1946
III – ESSERE UN PITTORE
Caro Campigli, ho ripreso a dipingere ma con troppa saltuarietà. Quando sto per rimettermi in carreggiata e non vedo che colori, notte e giorno, ecco che il cinema mi ritoglie dalla bella vacanza e addio. In certi momenti mi pare proprio di essere un pittore, nei miei limitissimi. Ma allora perché non butto tutto in aria fuorché la tavolozza?
1950
IV – FINGO O SONO PITTORE?
Caro Gualtieri,
caro Gualtieri sto dipingeno più che posso (posso solo di notte) e non sono scontento. Fingo di credere a chi scrive che sono un pittore importante.
1973
V – L’ARTISTA È UN PRESUNTUOSO
Quando devo domandare a qualche critico la presentazione per una mia mostra, sono sempre più imbarazzato. Mi sembra di compiere un atto troppo manifesto di presunzione, tanto più che, sul piano pratico, quello dei rapporti quotidiani, considero la presunzione il nostro difetto peggiore. Perciò, il presuntuoso che scopro, cerco di ridurlo a una pizza, ho fatto anche piangere qualcuno in proposito.
Ora dovrei riconoscere che sono presuntuoso anch’io. Però mi sforzo di credere di esserlo sono nell’ambito superiore del pensiero assoluto, dove la presunzione si carica di un altissimo valore. Provo a spiegarmi: siccome da qualche tempo considero gli uomini il più meraviglioso e potente fenomeno esistente, e lo vado scrivendo qua e là, ne deduco che nella realtà soprattutto sociale ogni uomo ha molto ma molto meno di quello che gli spetta, e, nella maggior parte dei casi, nulla, se non ciò che la vita gli dà naturalmente.
1979