Alessandro Cal.
La Vita
Quando tutto si complica nella tua vita
e la strada che hai preso ti sembra
in salita,
quando i soldi son pochi e i debiti tanti
e i sorrisi col tempo
si trasformano in pianti,
quando angosce e pensieri non ti lasciano stare,
prendi tempo se vuoi,
ma non mollare.
La vita può esser sia dolce che amara
ed ognuno di noi prima o poi lo impara.
Ma puoi rovesciare qualunque insuccesso
se non ti rassegni e vai avanti lo stesso.
Non darti per vinto,
se sai pazientare
al prossimo giro potresti trionfare.
Sovente il traguardo a lungo sofferto
appare lontano a chi è debole e incerto.
Sovente chi lotta si lascia avvilire
nell’attimo in cui sta per riuscire.
E quando è ormai tardi,
si accorge – peccato!
di quanto era prossimo al premio agognato.
Vittoria e sconfitta non son separate
e il dubbio li avvolge di nubi argentate.
E non puoi sapere se avrai l’indomani
gli onori che oggi ti sembran lontani.
Perciò quando soffri
continua a lottare
e nell’ora più buia
tu…non devi mollare!
Alessandro Cap.
Roma Capitale
Roma Capitale
I primi baci giù al porto fluviale
Sotto la suola siringhe schiacciate
Abbandonate da vite disperate
Quartieri ghetto, strada senza uscita
Vivendo i miei sogni attraverso una vita fallita
Adesso ho cinquant’anni e mi muovo
Risalgo le scale dal ponte e ci provo.
Alessandro Cr. (aka Alessandro Crux)
Vite rapinate
La partita era appena iniziata
ma a noi nessuna gloria ci fu assegnata.
In un lampo è cominciata,
in un fulmine già bruciata.
Da troppi derisa
da troppi pochi pianta,
vana è la pretesa
che, da essi, possa esser compatita.
Essendo ora anche l’ultima lacrima caduta
oltre grida, pianti e isteriche risa
nell’orrida cella angusta
riesco a distinguere solo brande e sbarre di ghisa.
No! Non se n’è andata,
è stata rapita….
La Vita!
Eppure…. noi sembriamo ancora vivi
Invisibili, restiamo sempre presenti
In mezzo a voi, come visioni…. reconditi.
Tra menzogna, calunnia e falsa idealità
provo ad aguzzar il mio ingegno, l’intelletto e la creatività.
Attendo il sabba della verità
ripudiando il giudizio universale della falsità,
confidando nel giorno della mia rinascita
ove, allora, riuscirò ad elevarmi come una divinità.
Essendo tutt’ora un vero unico dio nel ciel, a noi sconosciuto,
preferisco rimanere qui a banchettare con i miei cari
e sinceri amici avvoltoi:
all’apparenza privi di pietà, loro, sprechi non ne fanno
e giammai noi Uomini giudicheranno!
Altri invece (mezzi) uomini privi di lealtà
tanto sprecano, quanto giudicano!
Impunemente condannano –
senza cuore han sentenziato
Di me gli anni migliori…. hanno divorato!
Di gran lunga avrei preferito continuare a strisciare beato
anziché, con la mano e i fili del burattinaio, rimaner in piedi
e da dannato, nel camminare obbligato.
La formula
Ipocrisia sarebbe stata.
Di eresia avrei giudicato
chi di noi, in quel trascorso passato
non avesse mai provato …
ed anche nella magia creduto (!)
convivendo col demonio nell’arto.
A “suon di revolverate”, perpetuamente forato.
Se non avessimo ciascuno
almeno un morto pianto
steso, trovato sul proprio letto
o atrocemente impietrito sull’asfalto
ove, da tempo, l’ultimo spiro già esalato,
dallo stesso suo sangue ammazzato
gelido, a terra, col cuore sfranto.
Ora, gli amici tutti accanto
pur soffocati dai rantoli del pianto,
un “nuovo rito” vanno iniziando,
la dolorosa perdita stanno esorcizzando:
con la spada in mano ardono il loro tormento (!)
come se non avessimo già abbastanza
col sangue, quelle vie marchiato.
Proseguivamo arrogantemente nello stesso selciato
giocando a dama con la Santa Morte.
Avanzavamo “come condottieri” dritti verso l’inferno.
L’oscura Santa, creduta da tempo, nostra fedele amante …
da un po’ di tempo a questa parte
fu proprio lei che a prendersi gioco della nostre sorte ha iniziato,
il nostro ciclo vitale ha invertito …
Un po’ di pietà a coloro che “a nozze” hai invitato!
Non ci furono sconti.
La sua brama, il suo desiderio perverso di giovani anime innocenti
di tanti amici cari, per sempre ci hai privato.
Il nostro bisogno, il nostro “goder fatato”
in condanna hai tramutato.
Assai difficile rimane ora
dei sepolti tenere il conto.
I funerali dei nostri cari
enormemente il numero dei matrimoni han superato.
Nonostante il costante lutto,
nelle nostre vite dannate
c’è una formula, per noi sempre cara e lodata:
“morire di piacere”.
È questa la nostra filosofia acclamata!
! Senza padroni, senza denari, senza rancori!
Di piacere vogliam morire.
In questi versi
tra alchimia e occulto
ho pregato:
“Lucifero illuminaci
verso l’autostrada per l’Inferno
per mano ora guidaci”.
Alessandro O.
Aria
Non trovo le parole
Eh sì che ne avrei tante
Sentimenti nel mio cuore
Pensieri nella mia mente.
Il nulla
è quello che tale
li rende.
Ali B.
La libertà
Ho contato le stelle e ne manca una
Ho bevuto l’acqua e ne manca un sorso
Ho passeggiato e mi manca un passo.
Cristiano P.C.
Mi guardo allo specchio
Guardo i miei occhi allo specchio
e neanche un po’ mi piaccio.
Sempre gli stessi
gli sbagli che faccio.
Stringo il laccio al braccio
e l’ago ci caccio.
Respiro profondo, taccio,
mi pento e poi….
lo rifaccio.
Jess
T’aspetto inutilmente
M’arrendo alla solitudine
Mi illudo…
La rabbia mi sorprende
Inavvertitamente
M’accorgo che ti penso
Mi costringo a cancellare
Ogni ricordo possibile…
…impossibile!
Enrico T.N.
Padri e figli
Immagini nella mente incupita
Nel ricordo di un tempo passato
Tu ed io in assemblaggi comuni
Provando le stesse cose.
Le cose di sempre.
Le cose degli altri.
Padri e figli
un sentimento profondo
Felicità e angoscia.
La gioia di chi ancora
condivide le cose di sempre.
L’angoscia di chi vorrebbe
tornare alle ariose stanze.
Francesco C.
Pensieri
Cammino
in un buio sentiero.
Nel mentre
assopisco la mia mente.
Cammino
per non svegliare i pensieri.
Pensieri che corrono
oltre il cammino
lontani
dall’essere colti.
Nel buio
assopisco i pensieri.
I pensieri
fermi
mentre io cammino
nel buio
aspettano i pensieri.
L’urlo
Vedo il volo di un gabbiano
Ali che si muovono
nel cielo
Cielo che si illumina
al tragitto
Esplosione di colore
Vita vissuta
su quelle ali
Dove i colori
s’intrecciano
con i suoi occhi
Occhi che non possono sentire
l’urlo che si racchiude
in me
Perché su un’ala
ho perso i miei occhi.
Gianluca G.
Storie di Vita
Apro gli occhi e vedo ‘sto soffitto
sdraiato su ‘sta branda come ‘n Cristo
m’arrovello er cervello pe’ capi’
come ho fatto per riduceme così?
Come ho fatto è facile capillo.
Er sordo facile, manco a dillo,
senti questo, senti quello
e vedi solo er lato bello.
Co ‘n passato da trasfocatore
Me ritrovo carcerato da rapinatore
Moje e du’ fii che me danno amore
Mo’ li rimpiango a tutte l’ore.
Er crimine nun paga, diceva papà mio,
er lavoro nobilita, essi bravo fio,
ma le compagnie che c’ho avuto io
dicevano: “vie’ co’ noi, te sentirai ‘n Dio”.
Mo’ ho capito la lezione
E me ne devo fa’ na’ ragione
Ora chiuso dentro ‘sta prigione
Aspetto der giudice la decisione.
Speriamo che la pena sia mite
Perché pe’ me ‘ste storie so’ finite.
Vojo mi’ moje, i mi fii, le mie vite
E rigare dritto pe’ le vie infinite.
Hassan H.
Sogno
Pensieri che vanno
Pensieri che vengono
A volte tristezza
A volte gioia
A volte rido
per gli amici vicini.
Sempre
solitudine.
Fuori
l’Amore che aspetta
Mamma
Le rose sono rosse
Il cielo blu
Mamma
Io ti voglio bene sempre di più.
Sei lontana dalla mia branda
Ma nei miei pensieri ci sei sempre
Soltanto tu.
Nel mio cuore ti porto
Ovunque io vada.
Koba S.
Ho ignorato il tuo nome
Non ricordo neppure il tuo profilo
Ho già dimenticato le tue parole.
La pace con te non ha senso.
Massimo P.
Roma città eterna
So’ romano e me ne vanto
Perché se penso che qua, quanno
è inverno pare primavera,
c’avemo na’ vena che la chiamano
er biondo Tevere, du’ tributi
uno certo cor nome particolare: Colosseo,
a sentirlo nomina’ pare na’ cosa grossa
ma come Roma nun po’ mai esse pura,
se l’hanno chiamata ladrona…
Er core der romano è più grosso der Colosseo.
Roma città de Santi, Papi, semafori e fontanelle,
ma se solo penso che Vespasiano imperatore
c’ha dato er Colosseo penso più a Tiberio
che c’ha dato n’isola in mezzo ar Tevere
se solo penso all’omo antico
Roma mia già c’aveva l’acqua calla delle terme.
Pe’ fattela breve chi a Roma ce vie’ ce lassa
er core. E quanno se ne va se pente.
Roma città der monno…Roma core mio….Roma città eterna.
E pure dentro a quattro mura de Regina Coeli,
sia se c’hai no’ scuso o non c’hai na’ lira,
noi romani semo tutti uguali….
e se campamo de colletta.
Bimbi e misteri
Capitano mio capitano che
con le stelle si orientano
ti dirò di un capitano che un giorno
sarei diventato anch’io
proprio forte e generoso
come te, capitano mio…
Ma c’erano altri misteri; ma come
voleranno gli aeroplani? La tavola
dei chiodi dei fachiri?
Di come si diventa grandi e genitori,
erano misteri… Nella casa c’era un tavolino
ed è lì che ci nascondevamo, e sulla
porta c’era un buco ed è da lì che
guardavamo, dentro chi lo faceva in piedi
e chi seduto, e tutto questo mondo
ci sembrava strano… Ma allora non era la
cicogna che sui cavoli ci posò, ma era
un buco come quello che il mio cuore
attraversò… allora sì l’amore te lo do’!
Ed altri misteri, saremmo stati uomini
o guerrieri, le nostre donne a casa coi
bambini, sì l’amore te lo do’, ma ora capisco
che sono solo parole quelle che i bimbi
chiamano tavole… ma poi la barca sbatte
sugli scogli e il resto lo sa solo Dio!
Maurizio C.
Vento Nel Vento
Come due colline vicine
Come due colline lontane
Affrontiamo stagioni diverse
A volte pioggia, a volte cielo
sereno, tutte e due hanno a che fare
col vento – e lì le stagioni
si incontrano, si scontrano e di
colori si confondono – a tratti un
incessante conflitto a tratti
un’incantevole vista.
Le due colline sono lì, a loro piace
il loro fondersi
naturale, la loro voluta diversità.
La diversità che le rende ferme lì
destinate per sempre a meravigliare
quello che la bellezza della natura
ha riservato loro.
Tramonti incantevoli, primavere
profumate di mimosa, nevicate,
il loro continuo confondersi
e mescolare il tutto, quasi da
confondere la natura stessa.
Lo spettacolo, insieme l’arcobaleno,
lo fa il vento, che con la sua
forza, la sua gentile arroganza
le ha rese immortali.
Meda H.
La Partita
Cosa volete che vi dica
Questa vita è una fatica.
Tra alti e bassi è la partita
Ma le quattro mura non le ho scelte mica.
Ogni giorno che passa combatto
Per far sì che rimanga l’impatto.
Il mio punto di vista è perfetto
Perché ho un cuore che batte nel petto.
Qui non c’è soluzione si sa
Libero in una prigione e non va.
E non è mai andata
Questa guerra fottuta e privata.
Ed è solo che è appena iniziata
Questa guerra a mano armata.
Perché è così che giochi la partita
In questo gioco in cui rischi la vita.
Nicola P.C.
Io
Io …
ho smesso la mia vita come un vestito vecchi e rovinato.
Ne ho ricalcato bordi assurdi per mutarli in oscurità.
Ho divorato i sogni di mia moglie e dei miei figli …vVittime di sbagli …che ora pagherò.
Con l’anima sfinita vivo i giorni tra i miei sé.
Io …
riflesso un po’ sbiadito di me stesso e spesso in bilico e dimenticato.
Ho calpestato quel che resta della mia brillante umanità.
Ho complicato tutto, anche il semplice e il banale …
con un fare insano …non proprio di me.
Col cuore livido mi aggiro senza più un perché.
Io …
a tratti nullo e a tratti me …Credevo di essere già re
ma ho trascurato troppo te, regina.
Noi …
dispersi a causa dei miei guai … chissà se torneremo mai
a rotolarci nell’amore.
E come rami secchi, storti e arresi al vento forte …
ci resta un futuro incerto, ormai.
Io …
ho spesso dichiarato il falso a chi votai di amare e rispettare.
Tra sguardi affranti di una donna che non m’ha saputo mai.
Ho masticato la fiducia che mi era stata data …
poi l’ho risputata …privo di pietà.
Con animo smarrito mi trascino verso lei.
Io …
depresso e a volte in ansia cerco di restare attento e concentrato.
Tra abbagli, distrazioni e tentazioni che la vita sempre dà.
Sto respirando notti vuote e piene di domande …
senza mai risposte …a ciclo cronico.
Distrutto dalla colpa vivo a stento gli anni miei.
Io …
a tratti niente e a tratti Dio …credevo il posto fosse mio
ma l’ho lasciato lì con te, lontano.
Noi …
col cuore stanco siamo ormai …chiusi in un tempo senza eroi
a ripartire dagli errori.
E come foglie secche, morte e arrese al vento forte …
a cui rimane solo un viaggio, noi.