biografia

Per un percorso artistico

Osteno
Osteno (CO)

Andrea Bregno, Andrea da Milano, “Maestro Andrea de Monte chavalo”, “Andreas Marmorarius”, come lo denomina il Platina, “gran componitore”, come ancora lo ricorda l’artista, nonché storiografo, Giovanni Santi, padre di Raffaello, nella Historia della Guerra d’Italia nel tempo dei Papi Pio e Paolo II. Diverse denominazioni per individuare comunque un unico artista a tutto tondo. Scultore, architetto, cultore e collezionista dell’antichità, fine conoscitore della coeva cultura umanistica, così come documentano grandi personalità culturali del periodo, fra cui Pomponio Leto, Lorenzo il Magnifico e/o i già citati Platina e Giovanni Santi. Andrea Bregno è nato a Righeggia (Rigesio), minima frazione di Osteno, piccolo borgo rurale situato nella Valle Intelvi, in una zona che geograficamente si estende, ad arco, da Argegno ad appunto Osteno e che va a congiungere il lago di Como a quello di Lugano. In questo borgo lacustre è ancora presente una sua perla marmorea, la Madonna con bambino,
Andrea Bregno, Madonna con bambino, Osteno (CO) - Chiesa SS. Pietro e Paolo
Andrea Bregno, Madonna con bambino,
Osteno (CO) - Chiesa SS. Pietro e Paolo
inserita in un incantevole altare laterale, fra due Santi – S. Anna e San Giuseppe – di probabile fattura locale ma molto vicini allo stile del Maestro.
Andrea Bregno e aiuti, Altare, Osteno (CO) - Chiesa SS. Pietro e Paolo
Andrea Bregno e aiuti, Altare, Osteno (CO)
Chiesa SS. Pietro e Paolo
La Valle Intelvi risulta, senza dubbio ancora oggi, un territorio ricco di importanti testimonianze legate all’attività artistica dei suoi magistri, specializzati nel campo dell’edilizia e della decorazione scultorea. Infatti, dal Medioevo in poi, la fama delle maestranze intelvesi – architetti, scultori, capimastri, intagliatori di pietre, decoratori a stucco, a fresco e a scagliola – si diffuse in tutta l’Italia settentrionale, dalla Francia, Austria e Germania, per passare poi, lungo il versante adriatico, verso il centro Italia e, nello specifico, Roma. Il Bregno proviene quindi da una delle più famose famiglie artistiche della zona, presente in tutta l’area lombarda e veneta, Venezia compresa, in contemporanea e perciò in concorrenza, con altre famiglie artistiche del nord Italia, e con probabili parentele anche con i conterranei Solari. Fin dall’inizio del Quattrocento i Bregno avevano infatti assunto un ruolo guida per tutte quelle maestranze legate, per origine geografica e per operatività artistica, alla Valle Intelvi e, per traslato, a tutto il nord Italia, dalla Liguria, Milano a Padova e appunto Venezia. Il capoluogo veneto risulta perciò come una tappa fondamentale della bottega artistica dei Bregno così come probabilmente anche per la formazione dello stesso giovane Andrea. Ricordiamo anche l’opera del padre di Andrea, Cristoforo Bregno, dei fratelli e dei nipoti anche questi attivi prima in Lombardia e poi nella colta corte dei d’Este di Ferrara dove sono ricordati, a vari livelli, anche nei lavori di Palazzo dei Diamanti di Biagio Rossetti, l’episodio architettonico più significativo dell’addizione Erculea e tra i più celebri del Rinascimento italiano, realizzato per Sigismondo d’Este, fratello di Ercole I.
Andrea Bregno e bottega, Monumento funebre di Meliaduce Cigada (part.), Roma, San Giovanni Battista dei Genovesi
Andrea Bregno e bottega,
Monumento funebre di Meliaduce Cigada (part.), Roma,
San Giovanni Battista dei Genovesi
Ai nipoti di Andrea viene attribuito il particolare altare marmoreo, con altorilievo raffigurante l’Orazione nell’orto, inserito nella chiesa di San Francesco e di più tarda cronologia. Questo per quanto riguarda il background familiare dell’artista, mentre da un altro punto di vista non va assolutamente dimenticata la successiva influenza di Andrea Bregno nei confronti dell’ondata creatrice apportata in Italia da Michelangelo, il quale, in qualche modo, deve anche lui molto al Bregno, tanto da essere appositamente chiamato a terminare l’altare per il cardinale Francesco Piccolomini nel Duomo di Siena, definito dal lombardo fra il 1481 e il 1485, per essere successivamente ripreso, per esplicito volere dell’Opera di S. Maria del Fiore, dal giovane Michelangelo, fra il 1501 e il 1504.
Andrea Bregno e Michelangelo, Altare Piccolomini, Siena - Duomo, Cappella Piccolomini
Andrea Bregno e Michelangelo,
Altare Piccolomini, Siena
- Duomo, Cappella Piccolomini
Il cardinale senese, nipote di Pio II e a sua volta salito, per un breve periodo, al soglio pontificio come Pio III (1503), desiderava con questa committenza rafforzare la potenza politica e culturale della propria famiglia, mediante appunto una raffinata e preziosa opera di scultura commissionata al più grande scultore allora vivente: Andrea Bregno. Nella successiva sostituzione michelangiolesca, l’artista fiorentino riprenderà comunque il modulo costruttivo bregnesco, senza sostanzialmente alterare il progetto originario. Michelangelo infatti realizza solo quattro sculture in marmo – S. Pietro, S. Paolo e Pio – di cui una – S. Matteo – incompiuta. L’opera finale, nel suo insieme, rimane il punto nevralgico di una storia della scultura Rinascimentale occidentale che vede a confronto due dei suoi migliori maestri: Andrea Bregno, al culmine della sua carriera creativa e nel pieno della politica culturale sistina, e Michelangelo, all’inizio della sua già promettente e luminosa carriera ed in prossimità delle nuove committenze dell’altro papa Della Rovere, Giulio II. Ma il rapporto fra i due artisti è sicuramente più complicato e continuativo di quello che potrebbe sembrare, soprattutto sul versante di Michelangelo, viste le precise concordie iconografiche e stilistiche fra la Madonna del Bregno a Osteno e la Madonna di Bruges del fiorentino, oppure fra la Pietà, in terracotta, recentemente restaurata e attribuita al lombardo, già proprietà di Michelangelo, e la famosa Pietà della Basilica di S. Pietro di quest’ultimo.

Bregno e bottega, Tabernacolo, Roma, San Giovanni Battista dei Genovesi
Bregno e bottega,
Tabernacolo, Roma,
San Giovanni Battista dei Genovesi

Andrea Bregno, Monumento funebre
Card. Alano Coetivy, Roma - Santa Prassede
Andrea Bregno,
Monumento funebre Card. Alano Coetivy,
Roma - Santa Prassede
La Roma di Andrea Bregno

Andrea Bregno, Altare
delle Catene di San Pietro (frammento), Roma, San Pietro in Vincoli
Andrea Bregno,
Altare delle Catene di San Pietro (frammento), Roma,
San Pietro in Vincoli
É proprio fra i due Papi Della Rovere, in particolare fra gli anni Settanta del Quattrocento e i primi del Cinquecento, che il Bregno realizzerà le sue migliori operazioni di scultura ed architettura in Roma, delle quali ricordiamo, fra le maggiori: la lastra votiva per il Card, Cusano in San Pietro in Vincoli, probabilmente la sua prima operazione romana, quasi in contemporanea con il monumento d’Albret in Santa Maria in Aracoeli. Continuando con: monumento funebre del Card. Alano in Santa Prassede; monumento funebre del Card. Bartolomeo Roverella in San Clemente; monumento funebre di Meliaduse Cigada in San Giovanni Battista dei Genovesi; sepolcro del Card. D’Auxia in Santa Sabina; sepolcri di Alfonso de Paradinas e del vescovo Juan de Fuensalida, segretario del papa Alessandro VI, in Santa Maria in Monserrato; ciborio di San Gregorio al Celio, di cui il bassorilievo centrale, commissionato nel 1469 dall’abate Gregorio Amatisco, è opera di Bregno in collaborazione con Giovanni Dalmata. In Santa Maria del Popolo, importante chiesa agostiniana, troviamo le notevoli operazioni artistiche dei monumenti a Cristoforo e Domenico Della Rovere, affiancate agli affreschi di Pinturicchio, e il sepolcro di Giovanni Basso Della Rovere. In questa chiesa Bregno realizza anche lo spettacolare altare centrale, attualmente spostato all’interno della sacrestia, dove una toccante epigrafe ricorda un triste evento personale di Andrea, la perdita “per incuria”, il 18 ottobre 1473, del figlio Marc’Antonio. “DV ANDREAS HOC OPVS COMPONIT M. ANTONII DILECTI PARCA REPETI IND(O)LVIT CUSTODVM INCVRIA MORITVR QVI VIX ANN VII M VIIII D XXIIII HOR X M CCCC LXXIII D XVIII OTOBRIS”. In Ss. Apostoli troviamo le prove, se ancora ce ne fosse il bisogno, della grande “confidenza” del Bregno con le maggiori famiglie papali del secondo Quattrocento romano, con la realizzazione del monumento funebre del Card. Pietro Riario e della tomba di Raffaello Della Rovere, fratello di Sisto IV e padre di Giulio II scomparso nel 1477.

 

 

Andrea Bregno, Antico Altare maggiore,
Roma - Santa Maria del Popolo, Sacrestia
Andrea Bregno,
Antico Altare maggiore,
Roma - Santa Maria del Popolo, Sacrestia
Andrea Bregno, Monumento funebre Card. d’Auxia, Roma - Santa Sabina
Andrea Bregno,
Monumento funebre Card. d’Auxia, Roma
Santa Sabina
Andrea Bregno (attr. a), Finestra balconata e prospetto angolare, Roma - Palazzo della Cancelleria
Andrea Bregno (attr. a),
Finestra balconata e prospetto angolare,
Roma - Palazzo della Cancelleria
Andrea Bregno, Monumento funebre Card. Domenico Capranica (part.), Roma - Santa Maria Sopra Minerva
Andrea Bregno,
Monumento funebre Card. Domenico Capranica (part.),
Roma - Santa Maria Sopra Minerva

Andrea Bregno e Melozzo da Forlì, Monumento funebre Giovanni De Coca (part.), Roma - Santa Maria sopra Minerva
Andrea Bregno e Melozzo da Forlì,
Monumento funebre Giovanni De Coca (part.),
Roma - Santa Maria sopra Minerva

A queste operazioni dovremmo aggiungere anche l’attribuzione, ormai consolidata, dell’esecuzione del balcone angolare del Palazzo della Cancelleria di proprietà di Raffaello Riario, nipote di Sisto IV. Un’opera estremamente importante per l’evoluzione de modelli architettonici di Roma del secondo Quattrocento e che Giorgio Vasari, per quanto concerne l’esecutore, identifica in “Maestro Andrea de Monte chavalo”. Montecavallo quindi, proprio la zona sul Quirinale dove abitava Andrea Bregno, vicino di Pomponio Leto, Bartolomeo Platina e altri grandi umanisti del periodo. Fra le tante altre operazioni e/o attribuzioni al Bregno, dobbiamo senza dubbio contare quel vero e proprio “museo bregnesco dell’arte funeraria” che possiamo considerare Santa Maria sopra Minerva, contenitore probabilmente delle migliori operazioni scultoree di Andrea Bregno, della bottega e dei suoi collaboratori e dei comprimari della sua impresa artistica. In un minimo elenco divulgativo ricordiamo:
Andrea Bregno e Giovanni Dalmata,Monumento funebre Card. Giovanni Tebaldi, Roma - Santa Maria Sopra Minerva
Andrea Bregno e Giovanni Dalmata,
Monumento funebre Card. Giovanni Tebaldi,
Roma - Santa Maria Sopra Minerva
il monumento funebre Card. Torquemada; il monumento funebre Card. Domenico Capranica nella cappella omonima; il monumento funebre Card. Tebaldi, eseguito insieme al fedele Giovanni Dalmata; il monumento funebre Card. Coca, con al centro il Cristo trionfante attribuito a Melozzo da Forlì, e, nell’attiguo chiostro, i sepolcri del Cardinale Astorgio Agnese e del Cardinale Pietro Ferrici da Tarragona. Ma non dobbiamo dimenticare, in un’ottica maggiormente ampliata, lo studio dei monumenti funebri dei due Papi Piccolomini in S. Andrea della Valle e il cosiddetto Ciborio di Sisto IV in Vaticano, tutti e tre ancora variamente attribuiti, soprattutto per quello che riguarda i primi due sepolcri citati.

 

 

 

Andrea Bregno, Monumento funebre Card. Cristoforo della Rovere, Roma - Santa Maria del Popolo
Andrea Bregno,
Monumento funebre
Card. Cristoforo della Rovere,
Roma - Santa Maria del Popolo
Andrea Bregno, Monumento funebre Card. Pietro Riario, Roma - Santi Apostoli
Andrea Bregno,
Monumento funebre Card. Pietro Riario,
Roma - Santi Apostoli
Andrea Bregno, Sancta Sanctorum, Città del Vaticano - Cappella Sistina
Andrea Bregno,
Sancta Sanctorum,
Città del Vaticano - Cappella Sistina

Verso un altro punto di vista si volge la recente rilettura (anni Novanta del XX secolo) dell’attività architettonica del Bregno, dall’organizzazione del cantiere della Cappella Sistina alla documentata attività creativa per il Sancta Sanctorum e la Cantoria di questa stessa, poi replicata in San Giacomo degli Spagnoli, passando per il Palazzo della Cancelleria, il rinnovamento sistino del Complesso Monumentale dell’ex-ospedale di S. Spirito, di cui in particolare la decorazione dei
Andrea Bregno, Cantoria, Città del Vaticano - Cappella Sistina
Andrea Bregno,
Cantoria,
Città del Vaticano - Cappella Sistina
Andrea Bregno, Portale minore, Roma - Ospedale di Santo Spirtio in Saxia
Andrea Bregno,
Portale minore,
Roma - Ospedale di Santo Spirtio in Saxia
Andrea Bregno, Cantoria,Roma - San Giacomo degli Spagnoli
Andrea Bregno,
Cantoria,
Roma - San Giacomo degli Spagnoli
portali risentono di un profondo gusto lombardo, e, probabilmente, la coeva ristrutturazione architettonica del complesso di S. Maria del Popolo. Per sottolineare ancor di più, sempre se ancora ce ne fosse il bisogno, l’importanza del Bregno nella Roma di Sisto IV, ricordiamo la presenza della raffigurazione dell’artista, riprodotto con un vistoso vestito azzurro e con un copricapo tipico dell’epoca, inserita dal Perugino nella Consegna delle chiavi della Cappella Sistina.
Perugino, La consegna delle chiavi, Città del Vaticano - Cappella Sistina
Perugino,
La consegna delle chiavi,
Città del Vaticano - Cappella Sistina
In quest’opera, fondamentale per capire anche il clima artistico in cui si è andata sviluppando il cantiere sistino, Andrea e posto vicino a Baccio Pontelli e tiene in mano l’inseparabile strumento del mestiere, che lo identifica così anche come architetto e che lo accompagnerà fino alla morte, vista la presenza di questo anche nella tomba del Bregno in Santa Maria sopra Minerva, realizzata, così come richiesto nel testamento dell’artista, dal parente Antonio, ma generalmente attribuito dalla critica a Luigi Capponi il quale avrebbe potuto collaborare all’impostazione. Pienamente documentata la presenza del Bregno anche nel Lazio, con la realizzazione a Viterbo, per il Santuario della Madonna della Quercia, altare maggiore, di un imponente tabernacolo in marmo bianco, eretto nel 1490. Attribuito al maestro lombardo le operazioni scultoree per il Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano (Roma) e lo splendido San Giovanni Battista contenuto nell’adiacente Museo. Si tratta di operazioni di provincia ma non provinciali che ben danno l’idea dell’espansione, anche nello Stato Pontificio, dell’opera matura del Bregno. Dalla cultura lombarda e veneta il Bregno inizia quindi ad elaborare per Roma ed in Roma un alternativo linguaggio scultoreo che lo porterà dalle prime esperienze sotto Pio II, ad una intensa attività costruttiva, splendida base anche per la divulgazione del suo linguaggio verso il nord Europa, così come verso il sud Italia.
Genazzano (RM), Santuario della Madonna del Buon Consiglio
Genazzano (RM),
Santuario della Madonna del Buon Consiglio
Si pensi ad esempio alla chiesa di S. Domenico Maggiore a Napoli, dove è presente un monumento funebre di stile tipicamente bregnesco, databile intorno alla fine del XV secolo e perciò al termine cronologico della vita dell’artista ma non, evidentemente, alla fine della sua influenza artistica. Così come è rilevabile – anche a riprova del fatto che lo stile costruttivo del Bregno non è unicamente legato a Roma e dintorni e soprattutto al limitato periodo sistino – nella tipica connotazione statuaria, ormai caratteristica costruttiva bregnesca, dei Santi inseriti nella decorazione dell’altare della Cappella di S. Rocco, nella chiesa di S. Lorenzo Maggiore, ancora a Napoli. In questa opera l’influenza del lombardo si va facendo largo in maniera sempre più precisa, anche se applicata ad un media tecnico, terracotta invece che marmo, diversificato dalla tradizione bregnesca e che, soprattutto per la decorazione, rimanda al Monumento del Card. d’Albret in S. Maria in Aracoeli in Roma e,
Andrea Bregno, Monumento funebre Card.
Ludovico d’Albret, Roma - Santa Maria in Aracoeli
Andrea Bregno,
Monumento funebre Card. Ludovico d’Albret,
Roma - Santa Maria in Aracoeli
, per quello che riguarda la parte superiore, il già citato altare maggiore romana di S. Maria del Popolo.

Influenze e riflessi europei

Interessante diventa anche l’analisi scientifica rivolta all’Europa, in particolare per quello che riguarda le prime influenze scultoree sulla famiglia Bregno, provenienti dalla cultura borgognona e dalla ricerca della statuaria realistica di Claus Sluter, ad esempio, così come quello che riguarda l’attività del praghese Peter Parler, con la costruzione di figure molto naturalistiche rispetto all’ancora dilagante canone tardo-gotico. Influenze che vengono appunto riprese dai Bregno nei loro grandi cantieri della prima metà del Quattrocento, come nel già citato caso della tomba cardinalizia per la S. Maria dei Frari di Venezia, o in quello citato di Cristoforo a Ferrara. Forse più diretta l’influenza del tedesco Hans Multscher, il quale, operando anche in una valle delle Alpi italiane orientali, Vipiteno (Alto Adige) nello specifico, fornisce sollecitazioni, in senso naturalistico, sull’iniziale scultura di Cristoforo. Del resto la maggiore produzione di Multscher in Italia viene a definirsi negli anni 1456-59, proprio in contemporanea con l’evoluzione formativa di Bregno in area lombarda e veneta. Lungo questo percorso importante diventerà anche l’analisi dell’opera di un altro tedesco presente in Alto Adige, grosso modo negli stessi anni di Hans Multscher; si tratta di Michael Pacher, al quale si deve la prima vera elaborazione di uno stile strettamente personale, comunque molto fluido e naturalistico che in parte, con un gusto ovviamente di stampo nettamente più classicista, ritroviamo ad esempio nel frammento del Monumento funebre a Roberto Malatesta di Andrea Bregno.

Andrea Bregno (attr. a), Monumento funebre Roberto Malatesta, Parigi – Museo del Louvre
Andrea Bregno (attr. a),
Monumento funebre Roberto Malatesta,
Parigi – Museo del Louvre
Grazie allo studio di questi artisti e dei loro ambiti d’appartenenza, dalla Francia all’Austria, la Germania fino alla Repubblica Ceca, si potrà raffinare la delineazione delle affinità stilistiche che tornano a documentare, se ancora ce ne fosse il bisogno, proprio l’estensione dello stile operativo e creativo di Andrea Bregno, anche al di la delle Alpi, fino all’influenza diretta sulla scultura – fine Quattrocento inizio Cinquecento – di Tilman Riemenschneider, ad esempio, attivo a Würzburg ma formatosi ad Ulm, grande centro di importazione di prodotti artistici e di manifatture italiani. Riemenschneider d’altronde era un fine conoscitore della coeva statuaria italica, in particolare di quella toscana, lombarda e perciò inevitabilmente anche di quella dei Bregno.. In questo senso si finisce per evidenziare la figura e l’opera del Bregno anche nella sua funzione di ambasciatore, per così dire, di un modulo costruttivo classico-cristiano italiano, dedotto dalla statuaria antica, di cui era assiduo collezionista, e pienamente sviluppatosi nell’ambito della forte politica culturale roveresca – Sisto IV e Giulio II – che diventerà, in certo qual modo e proprio per il tramite di questi due grandi Papi, creativo linguaggio scultoreo europeo di quello che è stato denominato il “Policleto” del nuovo èvo.

 

 

 

 


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